Miglietta, non c’è perdono senza memoria del passato

Miglietta, non c’è perdono senza memoria del passato

  • 24 Aprile 2008
  • Pubblicato su Il Secolo XIX, 24-4-2008, p. 23
  • Anche la Curia può commettere errori di valutazione. Tale è stata, probabilmente, l’organizzazione di una conferenza della terrorista pentita Fulvia Miglietta. “Dal terrorismo a Cristo”. Ma che diavolo di titolo è questo? Segna due opposti che non si attraggono, il male e il bene, oppure le tappe di un percorso lineare, l’evoluzione di una coscienza e di un’anima?
    La redenzione ed il perdono sono concetti molto diversi fra loro. La conversione della terrorista Miglietta non è in discussione e non è affar nostro. Ma come si può pensare di testimoniare pubblicamente un percorso di conversione senza affrontare il tema del perdono?
    Ho letto, allibito, che la terrorista avrebbe dichiarato di avere un rapporto personale e verticale con Dio. Buon per lei. Ma è una scorciatoia comoda, troppo comoda. E non può essere portata ad esempio, come si pretendeva di fare. Non ci possono essere redenzioni per saltum. E tanto meno ascensioni verticali. Il percorso dovrebbe essere anzitutto in orizzontale, e cioè portare al confronto, personale e pudico, con chi è stato vittima della violenza altrui. I conti della Miglietta con Dio non sono affar nostro. Ma noi viviamo in un mondo fatto di terra e di sangue, anche di chi è caduto sotto i colpi delle brigate rosse.
    Anche questo è il segno di una società senza memoria. E senza memoria, come scriveva Hannah Arendt, non c’è perdono. E non ci può essere futuro.
    Probabilmente la Curia ha commesso solo un errore di valutazione, dovuto ad una superficiale valutazione dell’evento. Ma non può essere trattato come un mero errore di marketing. Tanto meno a pochi giorni dalla giornata della memoria.
    E poi c’è il capitolo dei brigatisti. Alcuni hanno pagato i loro conti con la giustizia. Altri meno. Alcuni si sono pentiti dei crimini commessi. Molti no. Girare pagina? Può darsi. Ma, ancora, non può esserci perdono senza memoria. E la memoria porta ad una netta separazione tra chi fu dalla parte del bene, e chi fu dalla parte del male. Bisogna avere il coraggio di ammettere che i cattivi esistono per davvero. E che i buoni a volte sono feriti. E a volte uccisi.
    Gli anni di piombo hanno lacerato le coscienze di molti. Vittime e carnefici. Oltre alla memoria del passato, una società deve avere la capacità prospettiva, la capacità di disegnare il futuro. Per fare questo, però, è indispensabile che non venga falsificato quello che è stato. Chi ha fatto la scelta sbagliata non pretenda di essere un esempio. Per nessuno.
    Basta con i brigatisti “editorialisti”. Basta con i brigatisti “intellettuali”. Basta con i brigatisti “politologi”. Basta con i brigatisti “sociologi” o “psicologi”.
    Mio padre fu vittima di un attentato delle brigate rosse mentre faceva esami all’Università. Come ha detto recentemente Andrea Manzella, è chiaro che il suo messaggio di democrazia, di libertà e di uguaglianza faceva tremendamente paura. Gli scaricarono una pistola addosso e lo lasciarono lì, sul pavimento di un’aula che oggi è intitolata a Mazzini. Da allora per molti anni fu costretto a girare sotto scorta. Per molti anni, quelli della mia fanciullezza, non sono potuto uscire con mio padre da solo. Era un modo per proteggermi. Per andare a passeggio, per giocare a pallone, i miei amici uscivano con il padre. Io da solo. Quell’episodio ha marchiato a fuoco mio padre, il suo carattere, la sua solitudine. Quell’episodio ha marchiato a fuoco tutta la mia famiglia. I nostri rapporti, le nostre ansie, le nostre paure. Stesso destino, o anche peggiore, è toccato a tanti altri innocenti, vittime dirette e indirette della violenza altrui.
    Anch’io cerco un rapporto con Dio. Ma faccio fatica a depurarlo dal dolore, dalla terra e dal sangue.
    Dobbiamo ricordare quella stagione, tremendamente terrena e orizzontale. Gli esempi civili di cui abbiamo bisogno sono quelli delle persone che sono state rapite e poi sono tornate in silenzio al loro lavoro, a difendere i valori democratici. Sono quelli di chi per anni è uscito di casa, come se fosse un giorno normale, senza sapere se ci sarebbe rientrato la sera. Sono quelli dei familiari dei caduti, subito dimenticati e abbandonati a se stessi, spesso con il problema di arrivare alla fine del mese: nemmeno le mancanze materiali sono state colmate.
    Dobbiamo ricordare chi, con dignità, rigore e sacrificio, ha difeso i valori democratici, la libertà di cui tutti noi possiamo godere.
    Ne può godere anche la terrorista Miglietta, per raccontare i fatti suoi.

    Lorenzo Cuocolo

     

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