Intervento del Sottosegretario del MIUR*, Gian Luca Galletti a Roma, Università di Tor Vergata

Intervento del Sottosegretario del MIUR*, Gian Luca Galletti a Roma, Università di Tor Vergata

  • 15 Ottobre 2013

La Rete europea di consapevolezza al problema della radicalizzazione (RAN) istituita dalla Commissione Europea

Intervento del Sottosegretario del MIUR*, Gian Luca Galletti a Roma, Università di Tor Vergata, 15 ottobre 2013

Sono onorato di poter dare il benvenuto, come rappresentante del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, a tutti i presenti che, da ogni parte d’Europa, prenderanno parte a questa due giorni di lavoro della rete europea RAN e del gruppo “Voce delle Vittime del Terrorismo” (*diretto da Luca Guglielminetti dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo e da Guillaume Denoix de Saint Marc, dell’analoga associazione francese (AfVT.org).

Sappiamo che la Rete di Sensibilizzazione al Problema della Radicalizzazione (Radicalisation Awareness Network – RAN) è stata istituita da Cecilia Malmström, Commissaria per gli Affari interni della Commissione europea, nel decimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, quindi nell’anno 2011, al fine di analizzare e prevenire i processi di radicalizzazione che conducono al terrorismo.

Dopo Parigi, l’Aia e Madrid, oggi è Roma ad ospitare i lavori all’Università di Tor Vergata, nel nuovo “Centro per lo Studio del Terrorismo” diretto dal professor Alessandro Orsini. Si tratta del primo centro per lo studio del terrorismo nell’Università italiana, che ha tra le principali aree di ricerca quella relativa al ruolo che le vittime del terrorismo possono svolgere nella lotta ai processi culturali di radicalizzazione violenta che lo generano.
Un benvenuto a tutti gli studenti presenti, il cui impegno ad approfondire il tema della radicalizzazione del terrorismo potrà dare un contributo decisivo per l’approfondimento dei diversi aspetti della radicalizzazione violenta.

Sono ormai passati 12 anni da quell’11 settembre del 2001 all’indomani del quale il mondo non è stato più lo stesso. Americani ed europei hanno conosciuto il dolore di chi è costretto ad abituarsi a vivere nell’ombra del terrorismo, una minaccia globale non solo per il numero delle vittime degli attentati, ma anche e soprattutto in quanto si pone come obiettivo l’annientamento di princìpi cardine quali democrazia, eguaglianza, parità tra i sessi, separazione tra Stato e Chiesa.

L’evento tragico che ha colpito l’America l’11 settembre del 2001 ha innescato l’esigenza di attivare uno sguardo retrospettivo per ritrovare nella memoria i valori base della nostra civiltà.
Si comprende facilmente l’attualità della questione in un’era caratterizzata dalla comunicazione illimitata: in un’epoca in cui i nuovi media abbattono le distanze, in quello che è ormai conosciuto come un villaggio globale, una scelta errata può ripercuotersi infatti su un territorio vastissimo e per un periodo di tempo indeterminato, causando disastri molto meno controllabili che in passato.
A questo va ad aggiungersi la pericolosità dell’uso di internet e dei media sociali a fini di propaganda estremista.

In questa società globale nella quale viviamo, dobbiamo anche affrontare il rischio del diffondersi di una mentalità revisionista che vorrebbe reinterpretare la memoria storica, rischiando di farci dimenticare gli errori e gli orrori del secolo scorso generandone di nuovi.
È invece non solo opportuno, ma nostro dovere ricordare e raccontare, “lucidare” la memoria del passato.

Abbiamo vissuto in passato momenti di tensione, periodi tragici che hanno esposto a rischi estremi la nostra democrazia. Ma se abbiamo saputo superare quei periodi, sapremo superare le prove che abbiamo oggi davanti. E lo sapremo fare tanto meglio quanto più saremo in grado di ricordare e conoscere l’entità del sacrificio e il dolore dei familiari delle vittime del terrorismo.

Per tutti questi motivi è importante l’attività svolta dalla rete europea RAN: la sua capacità di collegare operatori chiave nel settore della lotta alla radicalizzazione in tutta l’Unione europea, come operatori sociali, leader religiosi, leader giovanili, forze di polizia, ricercatori e coloro che lavorano sul campo nelle comunità vulnerabili.
È vitale lo scopo che si prefigge: individuare le buone pratiche e promuovere lo scambio di informazioni ed esperienze per quanto riguarda i diversi aspetti della radicalizzazione violenta.

Ritengo inoltre fondamentale la nascita di questo Centro universitario per lo studio del terrorismo, che si pone l’obiettivo ambizioso di “allevare” una nuova generazioni di studiosi italiani in materia e di fungere da punto di riferimento per i migliori giovani ricercatori.

È altresì indispensabile il contributo che le Vittime del terrorismo e le loro organizzazioni possono dare alla consapevolezza del pericolo e degli effetti della radicalizzazione. Utilizzando il principio di legalità per difendere la loro causa e facendo conoscere al pubblico i pericoli del terrorismo, le vittime diventano primi promotori dei valori europei, in una attività di costante contrasto alla radicalizzazione violenta.

Dai loro racconti e dal loro dolore impariamo che bisogna fare di tutto per fermare la violenza. Impariamo che la violenza, come ha ricordato il nostro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo, “va combattuta prima che si trasformi in eversione e distruzione”.

Buon lavoro a tutti.

GIAN LUCA GALLETTI * Sottosegretario del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca

 

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