La morte di Gallinari

La morte di Gallinari

  • 18 Gennaio 2013

AIVITER preso atto della enorme ed ingiustificata risonanza mediatica per la morte di un “cattivo maestro” e sgomenta per la grande partecipazione di giovani al suo funerale, interviene suo malgrado sulla vicenda, con l’intervista di Roberto Della Rocca rilasciata il 18 gennaio 2013 a La Prima Pagina di Reggio Emilia

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La Nuova Prima Pagina di Reggio Emilia del 18 gennaio 2013
Caso Gallinari parla un ex dirigente GAMBIZZATO DALLE BR
«Perchè poteva uscire anche fuori del lavoro nonostante fosse agli arresti? Questo ha alimentato un fascino perverso»
Della Rocca, vice presidente associazione vittime del terrorismo: “Porto ancora nel corpo i segni di quelle pallottole”

«Perché Prospero Gallinari, pur essendo agli arresti domiciliari, poteva pubblicamente pontificare sui suoi trascorsi?».
Eccolo il cuore del problema che il peana di Aq16 per il «compagno Prospero» fa emergere in tutta la sua drammaticità per chi è stato vittima delle Brigate Rosse.
Un problema che il Comune di Reggio, che ospita in condizioni di abusivismo il collettivo di autonomi, che davano parola a Gallinari negli ultimi anni della sua vita, non vuole vedere. Per farlo emergere bisogna andare a Genova.
Qui, Roberto della Rocca è un uomo al quale ancora oggi non riesce proprio di spiegarsi quello che gli accadde il 29 febbraio del 1980 quando era capo del personale della Motomeccanica Generale Navale: per quell’attentato ancora oggi porta i segni sul corpo. Quel gior no un commando della “colonna Berardi” delle Brigate Rosse genovesi gli spara contro sette proiettili. Il dirigente è colpito da due proiettili alle gambe.
Oggi lei è vicepresidente dell’associazione italiana vittime del terrorismo. Si è fatto una ragione del perché la gambizzarono?
No. Mai. Non sono mai riuscito a darmi delle spiegazioni e questo aumenta il dolore.
Che cosa pensa della morte di Gallinari?
Quello che dico lo dico da me e non come presidente dell’associazione. E’ una questione di rispetto dei ruoli. Dinanzi alla morte di una persona c’è un aspetto di pietas che non dobbiamo mai anteporre ad altro. Però stiamo parlando di un pluriomicida.
Mai pentito.
Appunto. Ha ucciso e ha contribuito a uccidere decine di persone.
Però per qualcuno è un eroe.
Ecco il punto che non si sposta di una virg ola perchè ha scontato anni di carcere: anche per le sue condizioni di salute di anni, di anni di carcere non ne ha fatti un granché.
Gli ultimi 12, prima di morire, li ha trascorsi a casa, dove lavorava e dove ogni tanto usciva con gli amici frequentando il centro sociale Aq16 dove giovani nati quando lui scontava l’ergastolo lo hanno eretto a loro mito culturale. Le sta bene?
No. Non accetto che nel nome del rispetto umano e delle idee si creino delle zone franche dove può avvenire di tutto. Certe cose sono contrarie alla legge.
A che cosa si riferisce?
Gallinari era o non era agli arresti? Dunque privato della libertà? Perchè poteva uscire? Ho vissuto sulla mia pelle un episodio simile a Genova quando il Comune invitò Adriano Sofri. Nessuna di queste persone poteva fare la vita del libero cittadino. Siamo o no in uno stato di diritto?
Anche perchè così ; si creano miti sotterranei che possono esplodere come schegge impazzite…
Riconosco che con internet e con la produzione bibliografica di Gallinari, il mito si sarebbe potuto creare comunque. Ma certe sue presenze pubbliche hanno alimentato un fascino perverso.
Amareggiato?
E stupito. Chi ha autorizzato Gallinari ad uscire dai domiciliari oltre alla sua attività lavorativa stabilita da un giudice in quanto finalizzata al recupero sociale?
Lei che risposta darebbe?
Mi basterebbe una risposta di diritto. Perchè l’opportunità ce la siamo già giocata.
Pensa ancora a quel che le hanno fatto?
Non me lo chieda, la prego. La risposta però è sì. Ogni giorno. Ho girato per ospedali per un anno, ho una gamba massacrata con fratture scomposte. Le pallottole esplosive mi hanno comportato una infinità di ricadute.
Che cosa re sta di quel dolore e di quella stagione che ha subito sulla sua pelle?
Che non dobbiamo assolutamente far passare per eroi dei pluriomicidi.
Perché questo era Gallinari: un pluriomicida mai pentito.

di Andrea Zambrano

 

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