Graziano Giralucci

    • Data e Luogo Attentato 17 Giugno 1974 - Padova (PD)
    • Nome Vittima Graziano Giralucci, agente di commercio.
    • Ad Opera Brigate Rosse
    • Luogo e Data di Nascita Villanova di Camposampietro (Pd), 7 Dicembre 1944
    • Luogo e Data di Morte Padova (PD), 17 Giugno 1974

Descrizione attentato:

L’attacco di Via Zabarella
 

Intorno alle 9.30 del 17 giugno 1974 un gruppo di persone armate si recò nella sede del Movimento Sociale Italiano di via Zabarella allo scopo di prelevarvi alcuni documenti. Due di esse, penetrate all’interno dei locali, vi trovarono Graziano Giralucci, militante del MSI, e Giuseppe Mazzola, ex carabiniere in pensione che teneva la contabilità della sede. I due cercarono di reagire rifiutandosi di inginocchiarsi e farsi incatenare. Furono dapprima colpiti in varie parti del corpo e poi spietatamente uccisi con colpi di pistola alla testa. Il giorno successivo, l’azione fu rivendicata da una cellula delle “Brigate Rosse” con una telefonata alla sede di Padova del quotidiano “Il Gazzettino” e con volantini lasciati in cabine telefoniche di Milano e Padova. In questi, l’attacco veniva motivato con il fatto che nella sede di via Zabarella gli esponenti della destra eversiva “hanno imparato … il loro mestiere di assassini … hanno diretto le trame nere dalla strage di Piazza Fontana [del 12 dicembre 1969 a Milano] in poi. Il loro recente delitto è la strage di Brescia [risalente a circa venti giorni prima]”. Inizialmente, gli inquirenti batterono anche piste diverse da quella “rossa”; alcuni mezzi di informazione insinuarono che Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola si fossero “ammazzati tra loro” o fossero stati vittime di una faida interna alla destra. Gli autori materiali del fatto sono stati individuati e condannati. Altrettanto è accaduto -quali concorrenti morali -per alcuni degli esponenti di maggior spicco delle “Brigate Rosse” di allora. Le sentenze hanno ritenuto che l’attentato – il primo addebitabile alle “Brigate Rosse” come associazione terroristica strutturata (che appena due mesi prima aveva sequestrato il giudice Mario Sossi) – fosse stato organizzato e agevolato dal nucleo centrale operativo di quel gruppo terroristico e non fosse stato opera di singoli militanti della “colonna veneta”.
La Giunta Comunale di Padova con deliberazione n.3427 del 12 novembre 1992 ha deciso di onorare la memoria dei sigg.ri Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola con la denominazione di due vie contigue nella zona di Altichiero.


Biografia:

Agente di commercio in articoli sanitari e giovane militante dell'MSI-DN, appassionato di rugby e fondatore della società sportiva CUS Padova

Status Processuale:

11 maggio 1990 (sono passati sedici anni dalla tragedia) i giudici della Corte d’Assise di Padova dichiarano gli imputati tutti colpevoli: dodici anni e otto mesi a Renato Curcio, Mario Moretti ed Alberto Franceschini per concorso morale in duplice omicidio; diciotto anni a Roberto Ognibene per omicidio volontario. Susanna Ronconi e Giorgio Semeria sono condannati a nove anni e sei mesi, Martino Serafini a sei anni, un mese e dieci giorni perché dichiarati colpevoli di concorso anomalo cioè di fatto diverso da quello voluto. Propongono appello contro la sentenza sia il PM, perché nei confronti di Curcio, Moretti e Franceschini venga riconosciuta la responsabilità per concorso pieno, sia la difesa che sostiene che la cosiddetta direzione operativa delle Brigate Rosse all’epoca non era ancora stata costituita e che l’ operazione fu ideata e gestita autonomamente dalla colonna veneta. Il processo di appello nel giugno 1991 viene rinviato per vizio di forma, ad agosto dello stesso anno Francesco Cossiga, presidente della Repubblica, propone di concedere la grazia a Renato Curcio. La figlia di Giralucci, Silvia all'epoca ventenne, scrive a Cossiga: "La grazia è un'ingiustizia che ci offende, sia come famigliari delle vittime del terrorismo, che come privati cittadini. Mia madre ed io avevamo già espresso parere negativo alla grazia... La nostra vita è stata profondamente segnata da quell'episodio, è una vita non completa, non normale. Perché dobbiamo concedere una vita normale a chi non ha permesso che la nostra fosse tale? Hanno stroncato e segnato irreversibilmente troppe vite per avere il diritto di godersi la loro. Constatatone il fallimento, vorrebbero, e lei con loro, considerare la loro esperienza storicamente sorpassata, ma il dolore mio e della mia famiglia non è ancora storia, è vita". Il 20 novembre 1991 si apre il processo di appello di fronte alla Corte d’Assise di Venezia e il 9 dicembre dello stesso anno la Corte condanna, sul presupposto che già nel 1974 esisteva un nucleo centrale operativo delle B.R., Renato Curcio e Mario Moretti a 16 anni e due di carcere, Alberto Franceschini a 18 anni, due mesi e sette giorni. Susanna Ronconi, Giorgio Semeria e Martino Serafini si vedono convertire la condanna in concorso pieno in duplice omicidio, rispetto al concorso anomalo del primo grado. Semeria e Ronconi hanno 12 anni di carcere, Serafini 7 anni e sei mesi, ad Ognibene viene confermata la pena di 18 anni: tutte le pene vengono inasprite rispetto al primo grado. La sentenza è accolta con soddisfazione dal prof. Mazzola, figlio di Giuseppe, che alla proposta di grazia a Curcio ha reagito con la richiesta di sospensione dello status di cittadinanza italiana suo, dei fratelli e della madre fino allo scadere del mandato del Presidente della Repubblica, Cossiga. Serafini nel luglio 1992 chiede la grazia. Ronconi e Semeria usufruiscono della semilibertà e anche Ognibene gode dei benefici dovuti alla legge sui dissociati e lavora come impiegato presso il comune di Bologna. Il primo agosto 1992 Serafini viene arrestato per scontare due anni e mezzo di pena residui.

 

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