Anni di piombo

Anni di piombo

  • 11 Settembre 2008

LA VOCE DELLE VITTIME PER NON DIMENTICARE

12-09-08-o

Intervento del Vicepresidente Della Rocca, all’inaugurazione l’11 settembre 2008

Signor Presidente del Consiglio regionale della regione Piemonte Gariglio, signor Vice presidente Placido, autorita’, signore e signori partecipanti oggi 11 settembre, anniversario dell’attacco nel 2001 alle torri gemelle, si celebra la prima giornata mondiale contro il terrorismo.

in varie citta’ di diversi paesi si stanno svolgendo testimonianze delle societa’ civili contro il terrorismo e ricordo delle numerosissime vittime.

Anche le Nazioni Unite, con il “Simposio ddi supporto alle vittime del terrorismo”, ieri si sono confrontate, per la prima volta, sulle attività e sulle politiche di aiuto alle vittime del terrorismo. La nostra associazione, AIVITER, era presente all’incontro di New York con un suo rappresentante.

L’11 settembre ha aperto il nuovo millennio ponendo al centro della sicurezza del mondo il problema del terrorismo, con una scia di sangue che dagli Stati Uniti si e’ allungata prima a Madrid e poi a Londra estendendosi, a macchia d’olio, in numerosissimi altri paesi in specie nelle aree medio orientali.

Il nostro paese a partire dalla fine degli anni 60, unitamente ad altri paesi europei, si era già trovato coinvolto ed aveva subito l’attacco della cieca violenza terroristica.

La mostra che è stata realizzata dalla nostra Associazione con la Regione Piemonte, ha per oggetto gli “anni di piombo” che hanno sconvolto l’Italia principalmente nel periodo 1970-90 e costituisce un aggiornamento molto più dettagliato ed argomentato della prima versione della stessa mostra, sullo stesso tema, allestita da AIVITER nel 1989.

I pannelli espositivi, un vero e proprio “bollettino di guerra”, riportano l’elenco dei caduti e di coloro che hanno visto compromessa la propria integrità psico-fisica per il resto della loro esistenza.

L’elenco ricomprende appartenenti a tutte le categorie: appartenenti alle forze dell’ordine, operai, magistrati, docenti universitari, giornalisti, politici, dirigenti d’azienda, cittadini comuni seguendo un filo insanguinato che dura tuttora.

Possono esserci eventuali omissioni ed errori, in quanto l’accertamento dei fatti e delle vittime risulta ancor oggi estremamente difficoltoso. In quegli anni bui, quando gli attentati si susseguivano quotidianamente, nomi, date e biografie venivano lacunosamente registrati sulle cronache dei giornali e per pochissimi giorni. Poi, le vite delle vittime e dei loro familiari, pur devastate da traumi fisici e psichici irreversibili, finivano nel più completo oblio, dimenticate dalla collettività e dallo stato.

La chiave di lettura “degli anni di piombo” proposta della mostra, finalmente con le voci delle vittime, vuole rappresentare una documentata rassegna di quei tragici fatti e per il materiale prodotto, raccolto con tanta passione, professionalita’ e competenza dobbiamo ringraziare il dr. Luca Guglielminetti, curatore dell’opera.

Molto dobbiamo ancora fare per completare la ricostruzione, con le testimonianze dirette delle vittime e dei loro congiunti e con serie ricerche storiche sulla nascita e lo sviluppo del terrorismo italiano.

Riteniamo importante trasmettere, anche utilizzando tale mostra, il ricordo rielaborato di quegli anni alle nuove generazioni nelle scuole, perchè siano riscoperte le figure morali e l’esempio dei caduti, cosicché i giovani ne traggano insegnamento per la difesa dei valori fondamentali della democrazia e della difesa dello Stato.

È necessario che gli italiani riconoscano, negli eventi della storia del nostro paese, i principi fondanti di una memoria collettiva.

Occorre che i ricordi sociali vengano mantenuti non solo con commemorazioni e lapidi, che pure sono molto importanti per la memoria, ma anche che siano rielaborati collettivamente per ricordare, acquisire verità e quindi spiegare alle nuove generazioni al fine di accrescere in loro lo sviluppo di una coscienza critica verso il fenomeno del terrorismo e di ogni forma di intolleranza e di violenza.

Sarebbero così sconfessate definitivamente le dichiarazioni di terroristi che, in occasione di numerosi interviste e partecipazioni a talk show televisivi, sebbene carnefici, tendono ad accreditarsi quali unici depositari di “verità di comodo” e di inaccettabili giustificazioni di tanta violenza in quegli anni cupi.

Vogliamo con l’occasione ricordare le parole del presidente della repubblica Napolitano pronunciate il 9 maggio, giornata della memoria dedicata a tutte le vittime del terrorismo italiane:

“Vittime e familiari colpiti due volte, prima a seguito dell’invalidità riportata o della perdita traumatica e inaccettabile di un loro congiunto, poi dall’esposizione mediatica di alcuni dei terroristi tornati in libertà. Lo stato democratico, il suo sistema penale e penitenziario, si e’ mostrato in tutti i casi generoso. ma dei benefici ottenuti gli ex terroristi non avrebbero dovuto avvalersi per cercare tribune da cui esibirsi, tentare ancora subdole giustificazioni.

Chi ha regolato i conti con la giustizia, deve agire con discrezione e misura”

Le responsabilità morali non cessano per il fatto stesso di avere espiato la pena, anche in caso di eventuale riabilitazione.

Ci riconosciamo pienamente nel senso di quanto dichiarato dal presidente napolitano.

Infine ancora una volta dobbiamo rilevare con amarezza che, da parte di alcuni enti pubblici, viene riservata paradossalmente ai terroristi, ai quali sono spesso attribuiti incarichi professionali prestigiosi anche istituzionali, attenzione e considerazione maggiore di quella rivolta alle vittime.

Infatti, dopo quattro anni dall’entrata in vigore della legge 3 agosto 2004, n. 206 denominata ‘nuove norme a favore delle vittime del terrorismo e stragi’ molti dei rilevanti benefici previsti, fra cui quelli pensionistici e previdenziali, non sono ancora stati applicati.

Il riconoscimento dei diritti della vittime e dei loro familiari rischiano di essere ignorati, da un burocrazia quasi immobile e miope, alla ricerca perenne delle interpretazioni più restrittive, vanificando così una riforma di alto contenuto sociale.

L’auspicio dell’Associazione è che detta legge possa finalmente trovare applicazione da parte dell’attuale esecutivo, alla cui attenzione è stata proprio recentemente riproposta, nella speranza che si possa finalmente chiudere una penosa odissea, ormai più che trentennale, nel corso della quale sono purtroppo deceduti molti di coloro che si sono battuti per ottenerla senza poterne vedere l’attuazione.

Per tutti, il compianto presidente dell’Associazione Maurizio Puddu.

Vi ringrazio per la cortese attenzione

il Vicepresidente di AIVITER, Roberto Carlo Della Rocca

Torino, 11 settembre 2008

 

In ottemperanza alle disposizioni nazionali relative alle norme da adottare per il contenimento del coronavirus si informa che la Segreteria operativa di Aiviter resterà chiusa sino al  31 marzo  2022

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