COMUNICATO

COMUNICATO

  • 11 Settembre 2008

testo dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo sul caso dell’ex brigatista scarcerata in Francia lo scorso agosto

Torino, 11 settembre 2008

MARINA PETRELLA. UN CASO

Marina Petrella, l’ex brigatista condannata all’ergastolo nel processo Moro ter, fu implicata anche nel sequestro del giudice Giovanni D’Urso, Direttore Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena, il 12 dicembre 1980. D’Urso, dopo avere subito un “processo proletario”, fu liberato solo il 28 gennaio 1981 a seguito della lunga trattativa per la chiusura del carcere dell’ Asinara. La Petrella inoltre, nel 1982, fu fondatrice con Antonio Savasta del “Fronte delle carceri”.
Questo il personaggio!
Nei mesi di giugno-luglio 2008 si è scatenata una indegna campagna di “compassione” per questa ex brigatista, detenuta in Francia, della quale la magistratura italiana ha chiesto l’estradizione. Nasce così un ulteriore caso emblematico delle assurde vicende di terroristi rifugiati all’estero.
Il 5 agosto 2008 la Corte d’Appello di Versailles ha disposto la scarcerazione dell’ex terrorista per le sue gravi condizioni di salute concedendole la libertà condizionata in attesa dell’estradizione. Non è stata accolta l’istanza di scarcerazione senza condizioni per consentire adeguate cure in ospedale come speravano i familiari, ma è stato previsto un controllo degli spostamenti e notifica dell’uscita dalla struttura di degenza ove è ricoverata, l’obbligo di domicilio e di firma in commissariato, oltre al divieto di lasciare il territorio francese.
Si è comunque sviluppata una polemica da parte di chi reclama a gran voce “il rispetto del diritto di asilo per i rifugiati”.
Ma i terroristi sono dei rifugiati?
Se è vero che la Petrella è ammalata e soffre di “depressione e tendenze suicide” secondo una perizia medica resa nota dalla figlia Elisa, si può invocare per lei, come sostiene Carla Bruni, moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy, in alternativa al carcere, l’ospedale per curare la sua malattia o addirittura la concessione della grazia?
Indispensabile appare una prima affermazione: lascino anche i francesi la questione della grazia alla esclusiva competenza delle istituzioni italiane!
Il caso intanto, portato alla generale attenzione dai media, ha provocato una variegata reazione da parte dei parenti delle vittime.
Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio, contesta l’idea che i terroristi siano dei rifugiati. Non risulta che essi abbiano combattuto una guerra civile o abbiano subito una persecuzione politica.
Andrea Casalegno, figlio di Carlo, ironicamente sostiene che non si è all’altezza di polemizzare con la first lady francese.
Paolo Bolognesi, Presidente dell’Unione vittime delle stragi, non riesce a capire il motivo dell’uscita pubblica della Bruni, e comunque afferma che “dare asilo ai terroristi è un atto ignobile da parte di uno Stato”.
Roberto Della Rocca, Vice Presidente dell’ Associazione italiana vittime del terrorismo, afferma che si deve dar corso alla giustizia e quindi procedere con l’estradizione in Italia. Le eventuali cure che si rendessero necessarie saranno naturalmente prestate in Italia che vanta una tradizione consolidata di assistenza medica accurata e di primissimo ordine a favore dei detenuti. Al riguardo non si può non rimarcare – prosegue Della Rocca – come, all’epoca degli accadimenti degli eventi terroristici, le vittime del terrorismo ed i loro familiari non abbiano goduto di pari assistenza psicologica e psichiatrica da parte dell’allora assistenza sanitaria pubblica. Fermo restando quanto sopra – aggiunge infine – altro discorso riguarda il perdono, nel senso cristiano del termine. Può sussistere nell’ambito di un rapporto privato personalissimo fra gli esecutori del reato e le vittime e loro familiari , titolari diretti dell’offesa, che possono avere clemenza qualora lo ritengano se sia stato richiesto dai diretti responsabili.

In ogni caso l’Associazione ritiene che, se Marina Petrella è veramente ammalata, sia giusto curarla. Quanto alla veridicità della sua malattia e alla valutazione della compatibilità con il regime carcerario non è certamente competenza di Carla Bruni o del Presidente francese, ma della magistratura italiana, premessi ovviamente i necessari accertamenti medici peritali.
Non riteniamo che una ex terrorista possa essere considerata una martire perseguitata o un’eroina meritevole di compassione e pietà e non possiamo sottacere che, mentre le vittime ancora attendono la completa applicazione dei loro diritti riconosciuti, sempre maggiore attenzione sembra venire riservata ai protagonisti degli “ anni di piombo”, di quella stagione di lutti e sciagure che abbiamo duramente pagato.
Ora sembra che anche la Petrella stia per andare ad aggiungersi ai tanti che già trovano sempre più compiacente ospitalità presso istituzioni pubbliche, nelle università, nei convegni, nei mass media tutti , consentendo loro di ergersi a maestri, a esperti tuttologi, e trasformandoli da assassini di ieri a eroi di oggi con ulteriore grave oltraggio alla memoria di tutte le vittime.
Come Associazione non vogliamo prestarci ad alimentare sterili polemiche e quindi non possiamo che ribadire, scevri da qualsiasi desiderio di vendetta, il nostro dignitoso rispetto per le decisioni che la magistratura italiana e gli altri organi competenti, ai quali è demandato il compito di valutare la sussistenza dei requisiti oggettivi previsti dalla legge, vorranno assumere.
Riteniamo comunque che sia arrivato il momento di superare definitivamente, anche nei fatti, la cosiddetta “dottrina Mitterand”: l’aberrante “asilo politico” concesso dalla Francia a diverse decine di terroristi italiani che si erano macchiati nel nostro Paese di gravissimi reati, consentendo la loro estradizione.

AIVITER – Associazione Italiana Vittime del Terrorismo
e dell’Eversione Contro l’Ordinamento Costituzionale dello Stato

 

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