International Alliance Against Terrorism
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7/7 LA STRAGE DI LONDRA 5 ANNI DOPO

Gli attacchi terroristici del 7 luglio 2005 a Londra, dopo quelli di Madrid e di New York hanno mostrato al mondo la dimensione tragica di un fenomeno globale che nel XX secolo sembrava avere solo una dimensione nazionale e geopolitica limitata, anche se sempre con forti legami internazionali.

Gli attacchi islamisti più recenti, che si susseguono con una frequenza spaventosa in paesi come Iraq, Afghanistan, Pakistan rischiano di essere percepiti dall’opinione pubblica in Europa e l’Occidente con lo stesso distacco come lo erano gli attacchi terroristici in Israele e in Algeria pochi anni fa, perché almeno non accade in casa, ma lontano. Più lontano è, meglio è.

“Non abbiamo paura” è stata la splendida reazione dei londinesi 5 anni fa. Ma la verità è che si ha paura e che la cautela affinché tutto non ricominci da capo è un elemento ormai della vita politica quotidiana.

Il terrorismo è certamente una forma particolare di guerra che può avere successo o meno, ma l’esperienza europea, dagli anni ’60 in poi, ci insegna il ruolo assai rilevante che la società civile può svolgere nelle forme di contrasto che vanno al di là del livello di mera repressione militare o di polizia.

Infatti solo quando l’opinione pubblica ha molto chiaro che la caratteristica principale del terrorismo è quello di colpire delle persone inermi, in modo indiscriminato, di qualsiasi nazionalità, età, sesso, fede politica e religiosa; quando è evidente ai più che tutto il terrorismo mondiale colpisce persone che sono solo e sempre innocenti, che tutte le vittime del terrorismo, qualunque sia la loro nazionalità e la “causa” che i terroristi affermano di avocare, sono innocenti e hanno diritto alla giustizia, allora la dignità delle vittime si trasforma in un valore morale e sociale condiviso nell’etica pubblica di paesi democratici.

In questo contesto, l’Alleanza Internazionale Contro il Terrorismo ha la ferma convinzione che tutti siamo chiamati a combattere il terrorismo, una violazione estrema dei diritti umani universali, sia sotto il profilo morale, politico e giuridico, che quello culturale e sociale.
Se ci chiedono come e quando lo facciamo, la nostra risposta è che è indispensabile farlo democraticamente in tutti i contesti e che è una battaglia quotidiana per scegliere la logica della memoria e dei diritti delle vittime, invece della logica dell’oblio, così che non sia possibile dimenticare, né collettivamente né privatamente, la dignità e il valore morale che rappresentano questi esseri umani per l’intera comunità dei cittadini.

Noi vigiliamo per individuare e combattere tutti i tentativi di giustificare le azioni terroristiche, di concedere legittimità alle organizzazioni che lo finanziano, che ne rivendicano la responsabilità, che lo hanno sostenuto o ne approvano gli attacchi.
E’ nostro impegno rigettare l’impunità dei terroristi e aiutare tutte le vittime nel mondo per ottenere giustizia attraverso processi equi che condannano i loro carnefici.

Nel 5 ° anniversario degli attentati di Londra, l’Alleanza Internazionale Contro il Terrorismo vuole sottolineare con forza che è un grave errore considerare la società civile come indifesa e destinata ad essere “passiva” di fronte agli atti di violenza.
E’ lei la vera vittima del terrorismo, ma, dicendo no al terrorismo, può diventare un forte strumento di lotta che lo Stato di diritto potrebbe utilizzare. Di fronte alla “socializzazione della violenza” che caratterizza gli attacchi terroristici, la società civile e soprattutto le vittime dovrebbero diventare pacifici attori socialmente rilevanti per la lotta contro il terrorismo.

Il popolo del Pakistan che ha manifestato recentemente contro i talebani e contro le crescente concessioni fatte a loro dopo i massacri terroristici contro Ahmadi, poi Soufis, ci mostrano la strada da seguire.

Londra, 7 Luglio 2010

 

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