La ribalta degli ex terroristi. Lettera Aperta di Benedetta Tobagi

La ribalta degli ex terroristi. Lettera Aperta di Benedetta Tobagi

  • 15 Febbraio 2008

Dal Sole24Ore del 15/02/2008

di Benedetta Tobagi

LA RIBALTA DEGLI EX TERRORISTI, IRRIDUCIBILI MA NON INVINCIBILI

Apprendo dal (bellissimo) articolo di Miriam Mafai (“Repubblica”, 13 febbraio 2008) di due iniziative discutibili che hanno per protagonisti ex terroristi. Mi sciocca in particolare la prima: l’ex BR Antonini sarà ospite di Erri De Luca (scrittore, ex membro del servizio d’ordine di Lotta Continua) a una conferenza dal titolo “Gli invincibili”. Di primo acchito sono presa da un rigurgito di rabbia e amarezza. Poi rifletto e mi calmo.
Informarsi, capire, analizzare. Telefono al Teatro Ridotto di Bologna per avere conferma dell’iniziativa. Un signore anziano mi comunica data e ora, la conferenza avrà luogo prima dello spettacolo “Chisciotte e gli invincibili” di Erri De Luca. Chiedo se può confermare che interverrà l’ex brigatista Antonini. “Ce lo auguriamo!” risponde l’anziano signore. Mi si gela il sangue. Freddamente, mi dichiaro stupita e pienamente concorde con quanto scrive la Mafai. Il mio interlocutore non capisce di cosa parlo, non ha visto i giornali. Un comunicato stampa sullo spettacolo “Chisciotte e gli invincibili” mi chiarisce cosa intenda De Luca con la parola “invincibili”, ossia: “tutti coloro che non si arrendono e che non smettono mai di combattere […] Questo Chisciotte è un omaggio ai sognatori che non si arrendono, a coloro che non si sottraggono al coinvolgimento, che non sono mai spettatori passivi di quanto accade. A quei seguaci delle cause perse che proprio in quanto tali sono in fin dei conti invincibili […] che non si fanno fermare da nessun campo di prigionia, da nessuna espulsione perché chi va a piedi non può essere fermato”. Invincibili sono gli innamorati, invincibile -dice De Luca- “non è chi sempre vince, ma chi mai si fa sbaragliare dalle sconfitte, chi mai rinuncia a battersi di nuovo”. Invitato a parlare di questo spettacolo, dunque, un ex BR irriducibile, nella città dove il 19 marzo 2002 Marco Biagi è morto assassinato dal piombo brigatista. Scandaloso e inquietante. Nel nostro paese “generoso e dalla memoria corta” si sa che le parole vengono usate e reinterpretate con una certa libertà, ma a questo punto sono decisamente sconcertata e mi interrogo sulle scelte linguistiche e le conoscenze storiche dei fautori dell’iniziativa. Il dizionario Devoto-Oli definisce invincibile chi è “dotato di tali capacità d’attacco e di difesa da rendere impensabile una sconfitta, perennemente vittorioso” oppure “insuperabile, irreprimibile, incoercibile”. In che senso i brigatisti, o più in generale i terroristi, possono esser definiti invincibili? Non hanno prevalso sul loro nemico dichiarato, lo Stato: tutt’altro. Antonini e Concutelli (il pluriomicida terrorista nero “comandante militare” di Ordine Nuovo che, racconta Mafai, sta per presentare la propria autobiografia), entrambi condannati e detenuti in passato, sono oggi liberi di muoversi, scrivere e parlare pubblicamente proprio in virtù della volontà di riconciliazione (alcuni direbbero l’indulgenza, o il lassismo) di quello Stato “nemico” che li ha sconfitti, arrestati, condannati. Hanno forse raggiunto i loro obiettivi? No – perlomeno stando agli obiettivi dichiarati. Sconfitti e perdenti, dunque. “Invincibili” come donchisciotteschi “sognatori che non si arrendono”? Misuriamo le parole.
Stiamo parlando di persone che hanno scelto la violenza e l’omicidio come strumento di lotta politica, riducendo gli esseri umani a simboli da abbattere, scegliendo di preferenza tra chi era impegnato a difesa dello Stato e della società civile e tra i riformisti che operavano concretamente, con costanza e intelligenza, per un miglioramento della società dall’interno – persone “colpevoli”, dunque, di allontanare una (del tutto irrealistica) prospettiva rivoluzionaria, una distruzione dell’esistente priva di qualsiasi progettualità per il futuro. A questo punto è d’obbligo domandarsi se una qualche “invincibilità” dei terroristi non sia da cercare proprio nella terribile persistenza di questi relitti culturali, di una rete di ambiguità, simpatie, idealizzazioni romantiche basate sull’ignoranza e – più spesso – sulla cattiva coscienza di alcuni… Ma
nemmeno in questo senso, credo, sono invincibili. O almeno, non ancora. Questa è una battaglia pacifica che è ancora in corso e coinvolge tutta la società civile (non solo chi è stato personalmente toccato dalla violenza terroristica), che può manifestare il proprio dissenso o lo sdegno di fronte di un certo tipo di messaggi e iniziative, decretandone l’insuccesso, può liberamente allontanarsi da “un’illusione che corrisponde alla fantasia dei terroristi” ed elaborare finalmente un pensiero sul terrorismo, i cui “effetti negativi continuano nella nostra vita di tutti i giorni”, come dice Carol Tarantelli nel bel libro di Mario Calabresi.
Lunedì 11 febbraio alla Fondazione Biagi si è tenuto un seminario: “Il significato di essere riformisti da Walter Tobagi a Marco Biagi”. Forse il più noto e il più citato tra gli articoli sul terrorismo di sinistra di mio padre, Walter Tobagi, inviato speciale del Corriere della Sera assassinato dalla brigata “28 Marzo” il 28 maggio 1980, è quello pubblicato in prima pagina il 20 aprile 1980, che titolava (riferendosi proprio ai brigatisti): “NON SONO SAMURAI INVINCIBILI”. Invito tutti a rileggerlo.

 

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