COMUNICATO

COMUNICATO

  • 2 Luglio 2004

SU CASO SENZANI ED APPLICAZIONE DELLE NUOVE NORME PER LE VITTIME DEL TERRORISMO

COMUNICATO STAMPA

La nostra associazione prende atto con rammarico che diventa sempre più consuetudinario dare applicazione alle più svariate forme “agevolative” di depenalizzazione o altro, a vantaggio di autori di reati gravi e, talvolta, nefandi. In particolare sottolinea provvedimenti anche recenti, in sintonia a quelli già assunti in passato, in favore di cosiddetti “ex terroristi”: l’ultimo caso, che si cita ad esempio, è quello di Giovanni Senzani.
Questi provvedimenti sono giustificati dalla “buona condotta”. Giudizio lasciato alla discrezione di operatori del settore carcerario e giudiziale che sta diventando di fatto un mezzo per aprire la porta d’uscita a personaggi che già avevano goduto di clemenza dallo Stato, pur essendo stati responsabili di crimini di sangue o autorevoli guide all’esecuzione di reati da parte di terzi, talvolta plagiando coscienze, talaltra armando la mano di altri autori di crimini.
In questi casi la risposta è che “si applica la normativa”.
Ma tale normativa è consequenziale, esatta e ponderata?

Non siamo contro il garantismo, né vogliamo infierire verso chi veramente ha scelto una strada nuova, neppure vogliamo sostituirci o ostacolare, o censurare chi ha preso tali decisioni.
Ci permettiamo solo di riflettere e di esternare il nostro dispiacere perché forse ci si è dimenticati che esiste il diritto delle vittime e dei sopravvissuti che assistono con dolore al continuo rito della dimenticanza e della cancellazione.
Qualche volta ci domandano: perché non vi riconciliate ? Noi rispondiamo: non abbiamo nessun dovere di riconciliarci, abbiamo il dovere di svolgere il nostro ruolo con discrezione, specie sul piano personale, verso chi ha errato, ma abbiamo parimenti il dovere di richiamo al senso della misura e, se questo viene valicato, come appare, a quello della giustizia.

Ciò che accade, come risulta dalle cronache dei giornali, conferma che si è dato ascolto a quei brigatisti che hanno gridato più volte: “liberi tutti”. Qualcuno, di fatto favorito, è divenuto “fuggitivo”, e si stenta a credere che mai pagherà il conto con la Giustizia.

Questo atteggiamento di misconoscimento dei diritti delle vittime balza con evidenza dal contrasto tra il trattamento delle vittime e quello dei persecutori.
Mentre domenica il Papa ha ricordato di fronte alle massime autorità, nell’omelia dei Santi, le vittime del terrorismo, i rappresentanti dello Stato – e ci riferiamo principalmente alla burocrazia d’ogni ordine e livello – rendono sempre più difficile l’iter di applicazione della recente Legge 206 emanata dal Parlamento.
Essa è finora applicata con mille ostacoli, essendo carente di regolamento.
Chiediamo pertanto che si emanino senza indugi le direttive, le circolari attuative e ogni altro provvedimento interpretativo. Ad esempio l’art. 9 della richiamata Legge 206 fra l’altro recita: “(…) Gli invalidi vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice (…), sono esenti dalla partecipazione alla spesa di ogni tipo di prestazione sanitaria e farmaceutica”. Risultato: si scopre nel momento in cui ci si reca alle A.S.L. per ottenere tale nuova esenzione, che l’indicazione legislativa non viene applicata nella sua interezza, ma disattesa nella parte che riguarda il pagamento dei farmaci.
Chiediamo che sia facilitata l’applicazione della legge, anche con la disponibilità di personale da parte dei vari ministeri, delle Regioni e degli enti ai vari livelli. Soprattutto è indispensabile che ci si tenga conto di trovarsi in molti casi di fronte a “persone non protette”, ossia a semplici civili, anziani, malati, a invalidi anziani, che non possono da soli districarsi nel labirinto burocratico.
Proprio in tale direzione era stata richiesta un’agevolazione, come risarcimento delle istituzioni per chi soffre, specie se invalido e anziano, per malattie sopravvenute a ferite ancora latenti e, col passare del tempo, ancora di più invalidanti.
A noi sembra logico che, almeno nelle agevolazioni per le cure mediche, le vittime abbiano pari diritti con i detenuti.
Non ci pare che tale carico di spesa sia troppo oneroso, essendo, tra l’altro, garantito con copertura di spesa dallo Stato.
Ricordiamo che in Parlamento è in corso la discussione sulla Finanziaria e in tale occasione si potrebbe legiferare, ovviando alle carenze legislative, ponendo riparo ad errori e omissioni.

Torino, 2 novembre 2004

Il Presidente Maurizio Puddu

 

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