Pierluigi Torregiani
Descrizione attentato
Pierluigi Torregiani la sera del 22 gennaio 1979 è in una pizzeria con i suoi gioielli portati ad una dimostrazione televisiva, ma nel locale entrano dei rapinatori. Torregiani è minacciato, reagisce con la sua arma e ne consegue una sparatoria che conta morti e feriti.
Un gruppo di militanti armati del “Collettivo politico” assaltò, il 22 gennaio del 1979, una pizzeria dove in quel momento si trovava l’orefice Pierluigi Torregiani. Una persona addetta alla tutela di Torregiani sparò, uccidendo un assalitore. Nel conflitto a fuoco che ne seguì rimase ucciso anche un cliente della pizzeria. Il 16 febbraio successivo davanti al suo negozio un commando terrorista lo aspetta. Nel conflitto a fuoco che si genera muore lo stesso Torregiani ed il figlio Alberto, che lo accompagnava, viene ferito gravemente e rimarrà paralizzato.
Lascia la moglie Elena e tre figli.Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi ha scritto il libro “Ero in guerra e non lo sapevo” insieme a Stefano Rabozzi, edito da Agar Edizioni con prefazione di Toni Capuozzo.
Autori del fatto furono individuati e condannati. Successivamente uno di essi, Cesare Battisti, evase rendendosi latitante per molti anni.
Lascia la moglie Elena e tre figli.Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi ha scritto il libro “Ero in guerra e non lo sapevo” insieme a Stefano Rabozzi, edito da Agar Edizioni con prefazione di Toni Capuozzo.
Autori del fatto furono individuati e condannati. Successivamente uno di essi, Cesare Battisti, evase rendendosi latitante per molti anni.
Nome vittima
Pierluigi Torregiani, gioielliere
Data di Nascita
21 Novembre 1936
Luogo di Nascita
Melzo (MI)
Data attentato
16 Febbraio 1979
Luogo attentato
Milano (MI)
Data di morte
16 Febbraio 1979
Luogo di morte
Milano (MI)
Ad opera
Proletari Armati per il Comunismo (PAC)
Status processuale
Cesare Battisti viene arrestato come mandante dell’omicidio di Torregiani e riconosciuto colpevole dell’omicidio di Sabbadin, condannato all’ergastolo, evade nell’ottobre 1981 e rimane latitante per circa 40 anni, prima in Francia e poi in Brasile. Arrestato in Bolivia il 13 gennaio 2019 e il giorno dopo estradato ed assicurato alla giustizia italiana.
Status processuale
