Terroristi, vittime e deontologia dei giornalisti: il caso Bianconi

Terroristi, vittime e deontologia dei giornalisti: il caso Bianconi

  • 15 Febbraio 2012

LETTERA AL CORRIERE DELLA SERA NON PUBBLICATA

Quando il governo stava per approvare la fase due delle liberalizzazioni, abbiamo visto sui quotidiani l’intervento pronto e tempestivo dell’ordine dei giornalisti che temendo il provvedimento potesse interessarlo, dispensava esempi delle buone prassi di giornalismo emanate dal suo esistere. Saremmo allora curiosi di sapere che cosa farà l’ordine dei giornalisti nei confronti del giornalista del Corriere della Sera, Giovanni Bianconi, in relazione al suo articolo del 1 febbraio 2012, con il titolo : E l’ ex brigatista rivendica il «diritto all’oblio».

Senza entrare neppure nel merito della turpe pretesa del brigatista di ieri, e oggi professore, che sia cancellata la memoria storica delle sue azioni compiute da terrorista, che contiene lo stesso senso di responsabilità del comandante Schettino della Concordia; il punto che qui vorremo sollevare è un altro e riguarda un dato di deontologia professionale a livello basico, almeno nei paesi anglosassoni, dell’attività giornalistica. Nell’articolo di Bianconi viene salvaguardato l’anonimato e il diritto alla privacy del terrorista e non quella della vittima!
Il nome del brigatista rosso Marcello Basili, viene nascosto dalla sue iniziali, mentre il nome della persona cui egli ha sparato, l’unica che – in quanto vittima – possegga il diritto alla riservatezza, viene tranquillamente pubblicato, temiamo senza la minima preoccupazione di chiedere all’interessato, D. G., se avesse piacere che il suo nome venisse ricordato in merito ad un episodio non certo piacevole.

In Inghilterra, o negli USA, il giornalista in questione temo correrebbe seri rischi di proseguire nella sua professione, in Italia non credo abbia nulla da temere. Mi smentisce, gentile Sergio Romano?

Luca Guglielminetti, consulente dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo

 

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