Intervento italiano al Forum globale sulla lotta al terrorismo (GCTF) a Madrid

Intervento italiano al Forum globale sulla lotta al terrorismo (GCTF) a Madrid

  • 9 Luglio 2012

gctf

Il Presidente Aiviter è intervenuto a Madrid lunedì 9 luglio alla Conferenza d’alto livello sulle Vittime del Terrorismo organizzata dal Forum globale sulla lotta al terrorismo (GCTF), dal Governo spagnolo e dalla Commissione europea.

Intervento italiano al Forum globale sulla lotta al terrorismo (GCTF) a Madrid del 9 luglio 2012

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Ringrazio il Ministero degli Esteri Italiano, la Commissione Europea e il Global Counter Terrorism Forum per avermi nuovamente invitato dopo l’incontro del 19 settembre scorso a New York in occasione del X anniversario dell’attacco alle Twin Tower.

Il contributo che, come Associazione Italiana Vittime del Terrorismo (AIVITER), vorremmo dare in questa Conferenza si esplica in alcune brevi considerazioni in merito alla bozza del Piano di Azione del GCTF per le Vittime del Terrorismo, alla luce di quasi 30 anni di attività del nostro sodalizio.

Il fatto che il nostro paese, come quello che ci ospita oggi, la Spagna, abbiano una lunga esperienza di terrorismo, nata fin quasi dalla metà del secolo scorso, ci ha consentito di maturare una esperienza ormai pluridecennale come organizzazione che, riunendo centinaia di vittime del terrorismo italiane, loro familiari e superstiti, ha cercato in forma mutualistica di fornire a tutti – pur tra moltissime difficoltà di ogni tipo – una risposta ai vari ordini di bisogni sociali e psico-sanitari.

Se oggi Italia e Spagna hanno tra le legislazioni nazionali più avanzate al mondo in favore delle vittime del terrorismo, nel nostro paese ciò è potuto avvenire grazie alla collaborazione attiva tra le due principali Associazioni italiane e le istituzioni legislative del Parlamento.

Lo Stato italiano è intervenuto dapprima con le leggi n.466/1980, n.302/1990, n.407/1998 e quindi con la legge n.206 del 3 agosto 2004 denominata “Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice” che, con successive modificazioni, ci risulta essere la più organica e sistemica in Europa. La finalità nel suo complesso è di assicurare strumenti sempre attuali, più ampi ed adeguati di tutela e di sostegno alle vittime ed ai loro familiari. L’aspetto innovativo di tale legge è l’importante principio che riconosce e tutela, in aggiunta alla vittimizzazione primaria, cioè quella delle vittime dirette, anche la vittimizzazione secondaria, vale a dire che non solo tutte le vittime dirette, ma anche i loro stretti familiari (coniuge e figli) sono considerati vittime del terrorismo meritevoli di tutela e di alcuni specifici benefici.

Altro importante principio è quello che soggetti beneficiari sono i cittadini italiani, ma anche gli stranieri, senza alcuna distinzione, vittime di attentati terroristici avvenuti sul territorio italiano e i cittadini italiani per attentati avvenuti all’estero dal 1961.

Il tempo non mi consente di illustrare in dettaglio i vari benefici che tale legge fondamentale riconosce alle vittime e mi limito ad indicare che per le varie categorie sono previsti benefici economici, fiscali, assistenziali, pensionistici, indennitari, sanitari e giudiziari, oltre ad un significativo riconoscimento: il conferimento, da parte del Presidente della Repubblica, dell’onorificenza di “vittima del terrorismo” con la consegna di una medaglia d’oro agli invalidi in vita e, per i deceduti,alla vedova o ai figli.

In sostanza, quanto ho esposto ci consente di definirla una buona legge, anche se a nome delle vittime dobbiamo lamentare che rimangono ancora irrisolti diversi nodi sia interpretativi che attuativi per l’applicazione da parte degli Enti pensionistici degli importanti benefici previdenziali.

Per quanto concerne l’attività relativa alla valorizzazione della voce delle vittime e alla costruzione di reti di relazione tra le Associazioni di vittime di paesi diversi, alcune delle raccomandazioni contenute nel Piano di Azione del GCTF per le Vittime del Terrorismo sono già una realtà in Italia o in parte d’Europa.

Ad esempio, per aumentare la visibilità e l’influenza delle vittime del terrorismo sulla pubblica opinione, la nostra Associazione ha iniziato ad utilizzare internet da oltre dieci anni. Ha sviluppato un sito che tra l’altro presenta le storie di ciascuna delle oltre 400 vittime italiane. Un sito internet visitato da decine di migliaia di persone ogni mese. Più recentemente è approdata sui social network (Facebook e Vimeo), e sta inoltre predisponendo – destinata ai giovani nelle scuole secondarie – una attività di educazione alla cittadinanza attiva e alla cultura del dialogo e della non violenza.

Grazie alle politiche della Commissione Europea, avviate dopo le stragi alle stazioni di Madrid del 2004, lo scambio di esperienze in ogni campo con le Associazioni di vittime presenti nei diversi paesi d’Europa, è diventato una prassi consolidata, che ci ha permesso ad esempio di confrontare le differenti legislazioni nazionali, o le similitudini nei bisogni e nelle necessità di assistenza psicologica.

L’attività di prevenzione della radicalizzazione che porta al terrorismo è l’ultima frontiera che le vittime del terrorismo stanno affrontando. La loro testimonianza assurge ad un ruolo proattivo di contrasto e prevenzione alla cultura, al linguaggio, all’antropologia dei radicalismi. Un ruolo nuovo, quindi, rivolto al futuro: le memorie di un passato doloroso non sono più solo la celebrazione di un presente che ha vinto sul terrorismo, ma diventano un presidio permanente per evitare ritorni e combattere sul nascere le nuove insorgenze.

Ma non è possibile esimersi dal sottolineare che i vari ruoli che le vittime possono svolgere, diventano spesso delicati quando devono coordinarsi con gli organi degli Stati nazionali. E’ sempre stato delicato, e ancora si manifesta come tale, il rapporto tra le Associazioni delle vittime del terrorismo e gli organi delle amministrazioni pubbliche.

Se molti Stati riconoscono il loro dovere di risarcire le vittime del terrorismo, è pur vero che con quell’atto – almeno da un certo punto di vista – lo Stato ammette la sua responsabilità nella mancata prevenzione di quanto è avvenuto. Per non dire dei casi limite di quando pezzi o servizi dello Stato provvedono a fornire copertura agli autori responsabili degli attentati, magari con operazioni di depistaggio delle indagini giudiziarie, come purtroppo in alcune vicende si è verificato.

Le vittime cercano di capire o per trovare spiegazioni su quanto loro occorso o per dovere verso i loro cari assassinati e così seguono i processi, le varie commissioni di indagine, le notizie, e diventano i soggetti della società civile più avvertiti della natura profonda del terrorismo, che possono quindi, se adeguatamente supportati, svolgere una funzione di prevenzione importante verso il radicalismo e il terrorismo, ma le vittime sono avvertite anche delle ambiguità dello Stato, soprattutto quelle che si celano sotto la ‘Ragion di Stato’ con le relative prassi oscure che, seppur necessarie magari a garantire la sicurezza interna nazionale, lasciano comunque a volte seri dubbi su talune responsabilità degli organi dello Stato.

Da qui l’augurio che sia possibile distinguere bene e ragionare sugli obiettivi elencati nel Piano di Azione del GCTF per le Vittime del Terrorismo sceverando tra quelli da perseguire a livello di Stati nazionali e quelli che è importante siano delegati a livello di entità sovranazionali, come l’Unione Europea, le Nazioni Unite o il Global Counter Terrorism Forum.

Grazie delle vostra attenzione.

Dante Notaristefano, Presidente Aiviter

-> Versione francese

 

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