Storia

2003: 18 ANNI DI ATTIVITA’ PER LE VITTIME DEL TERRORISMO

di Maurizio Puddu (Presidente)

Finalità e iniziative dell’Associazione

L’Associazione Vittime del Terrorismo non ha scopi di lucro e non vuole aggiungersi ad altre organizzazioni di tipo sindacale esistenti in Italia. Si propone, infatti, di svolgere un’azione di sensibilizzazione e di cooperazione volta a promuovere nuovi momenti di riconoscimento e di tutela che possano garantire i diritti, le esigenze e le aspettative delle vittime o dei famigliari superstiti. Altra finalità istituzionale è la custodia della memoria dei fatti che contiene valori che appartengono a tutta la comunità .
L’Associazione opera affinché sia concessa alle vittime la titolarità di Vittime del terrorismo. Finora è riuscita a far approvare una legge, la n. 302 del 20 ottobre 1990, che stabilisce norme a favore delle vittime con elargizioni e con modalità di esenzione del pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria (vedi decreto del Ministero della Sanità del 6 agosto 1991). Svolge anche una continua azione di sensibilizzazione e di informazione sia verso la cittadini, sia verso pubblici amministratori e politici.

L’Associazione ha sempre dovuto battersi, e continua a farlo, per testimoniare la validità e il valore del sacrificio compiuto da cittadini e servitori dello Stato per difendere la libertà e l’ordinamento democratico, dovendosi talvolta registrare un’attenzione minore verso le vittime che verso i loro carnefici.

Anche allo scopo di non permettere la dispersione della memoria storica degli eventi, sono state organizzate diverse iniziative di approfondimento e di commemorazione. Docenti universitari, magistrati, rappresentanti istituzionali e intellettuali hanno testimoniato la loro partecipazione esprimendo un prezioso contributo di idee e consensi e partecipando ai dibattiti organizzati dall’Associazione. E’ stata stampata la serie di interventi del convegno “Le ragioni e i diritti delle vittime”. E’ stata allestita una mostra di documentazione – “Per non dimenticare” in 20 pannelli – sulla tragicità dei fatti, con testimonianze documentali sugli eventi e sulla determinata ferocia verso le vittime. La mostra è tuttora a disposizione in appositi contenitori. Più recentemente ha visto la luce il volume “Il Piemonte e Torino alla prova del terrorismo”, un libro di oltre 300 pgg., che pubblica l’omonima ricerca voluta dall’Associazione e dal Consiglio regionale del Piemonte.

L’Associazione è puntuale nell’emettere comunicati stampa finalizzati a ricordare i diritti delle vittime e per difendere la memoria dei caduti ogni qualvolta se ne presenti la necessità . E’ infatti desiderio dei soci e volontà operativa dei dirigenti che non ci sia una rimozione storica di ciò che è accaduto e parimenti non sia dimenticato il sacrificio dei caduti, assassinati, feriti e invalidi: non si trattò di vittime di scontri o episodi di guerra civile, come viene falsamente sostenuto da alcune fonti, ma di cittadini barbaramente trucidati in una lucida follia eversiva, sfociata talvolta con “giochi” di tiro al bersaglio.

La memoria, un valore morale

Le vittime possono essere chiamate a fare da “prezzemolo” in talune evenienze e ricorrenze, ma guai se ostacolano il corso della cancellazione del passato con richiami alla giustizia (come quella non ancora accertata) o alla verità oggettiva (non raramente mistificata). In questi casi vengono definiti vendicativi e attaccati pubblicamente, come avvenuto di recente, con falsità e persino con l’epiteto di schizofrenici, accusati di odio e di volere la morte di alcuni terroristi.
Queste insinuazioni sono funzionali ad iniziative che, non valutando le conseguenze e ignorando l’esigenze delle vittime, ripropongono di continuo la richiesta di provvedimenti generalizzati di indulto che risvegliano dolori appena sopiti. Specie quando si accentua il concetto del riequilibrio delle pene irrogate rispetto al reato commesso, adducendo pretesti più vari e dimenticando l’aggravante della finalità degli omicidi e dei ferimenti, il reiterarsi dei reati e la non abiura dei moventi e dei fatti. In questi casi le vittime deluse, schernite e beffeggiate, si sentono abbandonate a se stesse.

La vittima è spesso invitata a chiarire se perdona o meno, a farsi carico di problemi che spettano ad altri, mentre assiste sbalordita a chi perdona per conto terzi, a chi inventa ogni giorno una verità a sua scelta variabile nel tempo. La vittima è così sacrificata due volte, ma con essa è offeso, o meglio violato, il diritto.

Un panorama che può influire negativamente sulla coscienza collettiva della nostra società , incidendo sulla formazione dei giovani e sulla definizione della scala dei loro valori morali.

Sottolineiamo la necessità che, oltre alle dichiarazioni del Parlamento Europeo a favore delle vittime, anche il Parlamento italiano e l’organo esecutivo si attivino in maniera diversa e più positiva verso le necessità delle vittime. Un meccanismo più incisivo e statuale a sostegno dei diritti del soggetto vittima che va tutelato subito.

Crimini e misfatti

Gli ‘anni di piombo’ sono convenzionalmente quelli che vanno dal 1969 al 1989. Alcune fonti indicano più di 5000 attentati, con 455 caduti e 4529 feriti. Dopo le commemorazioni ufficiali, con il bacio sulle guance ai sopravvissuti agli attentati o ai famigliari dei caduti, con relativa retorica, che sono spesso serviti alla visibilità e a vantaggi politici per gli oratori, la solidarietà , spesso verbale, si è affievolita. Non solo, ma sono sopravvenuti un certo fastidio e un misconoscimento, che amareggiano particolarmente quando sono espresse da personaggi di primo piano della nostra repubblica.

Sembra quasi che si voglia cancellare il passato, ma i feriti e gli invalidi, testimoni oggettivi e certi di fatti epocali, protagonisti loro malgrado di cruenti episodi, non possono essere facilmente trattati per operazioni di questo tipo. Vengono quindi considerati una memoria fastidiosa e ingombrante perché provocano nei cittadini il ricordo di tragicità ed orrori, dovuti, alla luce di recenti dichiarazioni ufficiali, ad errori, negligenze, reticenze, omertà , scarsa professionalità e forse anche a tradimenti.

Maurizio Puddu, presidente (2003).

 

In ottemperanza alle disposizioni nazionali relative alle norme da adottare per il contenimento del coronavirus si informa che la Segreteria operativa di Aiviter resterà chiusa sino al  31 marzo  2022

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