Descrizione attentato:
Il Dott. Girolamo Minervini fu ucciso mentre viaggiava sull’autobus che lo stava portando al Ministero della Giustizia ove dal giorno prima ricopriva l’incarico di direttore generale degli istituti di prevenzione e pena. L’assassino fuggì facendosi largo tra i passeggeri e continuando a sparare. L’omicidio fu rivendicato dalle “Brigate Rosse” e fu compiuto da un nucleo armato i cui componenti saranno successivamente identificati. Il Dott. Minervini aveva dedicato molta parte del suo impegno professionale alle attività connesse alla organizzazione degli istituti di pena e allo studio della normativa penitenziaria. Per questo motivo era divenuto “bersaglio eccellente” per le ‘’Brigate Rosse” che da tempo avevano individuato in chi si occupava della popolazione detenuta (e tra questa, anche dei propri “militanti” reclusi) il simbolo dello Stato autoritario e violento. Seguendo questa delirante logica avevano ucciso, nel 1978 e nel 1979, magistrati (i dottori Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione), e numerosi appartenenti al Corpo degli Agenti di custodia. Nella difficile situazione segnata dalla rivolta brigatista dell’Asinara (ottobre 1979), dalle proteste contro il decreto antiterrorismo (dicembre 1979) e dalle notizie su possibili nuovi scontri nelle carceri, Minervini era consapevole del pericolo che correva. Quando era stato proposto per l’incarico di direttore generale degli istituti di prevenzione e pena aveva detto ai familiari che “in guerra un generale non può rifiutare di andare in un posto dove si muore”, e aveva deciso di non essere sottoposto a tutela armata per non esporre a rischio la vita dei giovani agenti che sarebbero stati chiamati a scortarlo.
Lascia la moglie Orietta, il figlio Mauro e la figlia Ambra.
Lascia la moglie Orietta, il figlio Mauro e la figlia Ambra.